Saranno presentati giovedì 1° febbraio, in una serata speciale organizzata al Cinema Edison, i quattro documentari scaturiti dalla prima edizione del corso di alta formazione in “Cinema documentario e sperimentale”, appena concluso. L’appuntamento è alle 21, l’ingresso è gratuito. Alla presentazione interverranno l’Assessore alla Cultura del Comune di Parma Michele Guerra e Marco Bertozzi, che si è occupato della supervisione artistica dei documentari.

Il corso (che a marzo ripartirà con la seconda edizione) è stato promosso dalla Cineteca di Bologna e dall’Università di Parma (CAPAS - Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello Spettacolo) con il sostegno della Regione Emilia-Romagna e del Fondo Sociale Europeo, e con la collaborazione del Comune di Parma e di Solares Fondazione delle Arti. Si è svolto da marzo a dicembre 2017 nei locali del Distretto del Cinema, inaugurato nel 2017 dal Comune di Parma per far crescere la cultura delle arti audio visive e le professioni a esse collegate.

Alla prima edizione hanno partecipato 16 studenti, con la supervisione artistica di Marco Bertozzi, seguiti dalla tutor didattica Stefania Babboni. Grazie al lavoro di un corpo docenti di circa trenta fra registi, tecnici e professionisti del settore audiovisivo, gli studenti hanno potuto formarsi come filmmaker da un punto di vista sia teorico sia pratico.

Dal corso sono scaturiti i 4 documentari che saranno presentati giovedì 1° febbraio all’Edison, realizzati anche grazie al sostegno di Solares Fondazione delle Arti: Cose; Io Pardeep; La ragionevole follia. Vita di Mario Lanfranchi; Un mondo altro. Gli studenti hanno scelto autonomamente i soggetti dei loro lavori, concentrandosi sull’importanza dell’osservazione del territorio in chiave sia culturale sia antropologica e sociale. Tutti i documentari sono stati realizzati a Parma e provincia.

I 4 DOCUMENTARI REALIZZATI DAGLI STUDENTI

Cose (soggetto e sceneggiatura: Sara Pigozzo, Martina Rossetti;regia: Enrico Del Gamba, Sara Pigozzo, Martina Rossetti, Roberta Semeraro; durata: 30’) offre uno sguardo inedito sulle “cose” che animano il Museo Guatelli di Ozzano Taro. Ricercare, riutilizzare, reinterpretare. Le ‘’cose’’ sono gli oggetti ovvi, quotidiani, che ricoprono le pareti di un anomalo museo. Sono oggetti che parlano. Voci di racconti lontani. “Cose” è un viaggio nel cuore della vita di questo museo, sul tempo e la storia che lo attraversano.

Io Pardeep (sceneggiatura e regia: Amedeo Cavalca, Stefano Tedesco; durata: 20’17’’) racconta la storia di Pardeep Singh, un ragazzo indiano trasferitosi in Italia in giovane età. La sua vita sta per cambiare con la nascita di sua figlia Gemma. Questo evento lo porterà a riflettere sul passato e sulle sue radici culturali.

La ragionevole follia. Vita di Mario Lanfranchi (soggetto: Diego Bertolotti; sceneggiatura: Michela Benvegnù, Diego Bertolotti, Enrico Nanni; regia: Michela Benvegnù, Enrico Nanni; durata: 31’) offre un ritratto del regista Mario Lanfranchi tra cinema, teatro e televisione realizzato fra le sue sfarzose mura domestiche. Lanfranchi possiede molti saperi, ha molte doti e molte qualità. Fortuna e virtù lo hanno guidato e dopo infinite peripezie è tornato alla casa degli avi, dove oggi sfida gli amici in spettacolari gare di biliardo. Questo ritratto coeso ma scomponibile in fasi, avventure, passioni, che si succedono e metamorfizzano facendolo apparire nelle vesti dell’attore drammatico, del regista teatrale, cinematografico e televisivo, costruisce il quadro di una vita spettacolare, pirotecnica e ipercinetica…

Un mondo altro (sceneggiatura, regia, montaggio: Andrea Alberici, Elisa Caccioni, Matteo Fornari, Carlotta Marchesini, Mathias Mocci, Noemi Verrina; Durata: 14’31’’) porta gli spettatori dietro le quinte del Teatro Regio di Parma, con gli occhi privilegiati della direttrice di palco.Nella tensione per il raggiungimento della perfezione, il vasto organico del Teatro Regio lavora con estrema dedizione. Attraverso lo sguardo privilegiato della direttrice di palco si svela il dietro le quinte dell’opera verdiana del Falstaff, nei magici istanti che precedono la “prima”. Quello di Donatella è un mestiere duro e coraggioso, che sembra lasciare poco spazio alla vita privata ma che nasconde un atto d’amore e di sacrificio: per il teatro.

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