In occasione del 50° anniversario della morte di Ildebrando Pizzetti – compositore, didatta e critico musicale nato a Parma nel 1880 – il Comune di Parma ha allestito un articolato programma di iniziative alla cui definizione hanno tra gli altri collaborato: Università degli Studi di Parma, Conservatorio di musica Arrigo Boito, Fondazione Arturo Toscanini, Fondazione Teatro Regio, Istituto Nazionale di Studi Verdiani, Biblioteca Palatina.

Il primo appuntamento in programma è sabato 10 febbraio alle ore 10 nella Sala dei Concerti della Casa della Musica: La musica delle parole: riflessioni su Ildebrando Pizzetti, giornata di studi coordinata da Niccolò Paganini con la partecipazione di Gian Paolo Minardi, Marco Capra, Susanna Pasticci.

Dopo gli studi compiuti al Conservatorio di Parma, Pizzetti compone nel 1908 le musiche di scena per La Nave di Gabriele D’Annunzio (al quale deve lo pseudonimo “Ildebrando da Parma”), inaugurando un rapporto che andrà ben oltre la vita del poeta, per concludersi con La figlia di Jorio, “tragedia pastorale” rappresentata nel 1954. Dal 1908 insegna al Conservatorio di Firenze, istituto che dirige dal 1917 al 1924, diventando figura di primo piano nell’ambiente culturale fiorentino di quegli anni. Dal 1924 al 1936 dirige il Conservatorio di Milano; e dal 1936 al 1958 è titolare della cattedra di perfezionamento in composizione dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma.

Pizzetti appartiene a quella generazione di musicisti che tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del nuovo secolo si pongono in aperto contrasto con la più recente evoluzione della musica italiana e con la preponderanza che in tale contesto ha assunto la musica operistica. Pizzetti si forma nel momento in cui matura nell’àmbito della musica colta la separazione netta e irriducibile tra una concezione dell’arte elitaria e una più popolare. Come per gli altri giovani musicisti italiani della cosiddetta “generazione dell’Ottanta”, anche per lui il disprezzo per il mestiere e la routine, la polemica nei confronti dell’opera verista, l’attenzione per le esperienze maturate nei paesi di cultura francese e tedesca sono elementi di forte distinzione. Anche Pizzetti, come i suoi compagni di strada, e a differenza dei vecchi compositori italiani, associa all’attività musicale la critica militante, esercitata su riviste prestigiose e quotidiani e pubblicando libri. Come compositore, invece, sceglie una strada autonoma che punta al rinnovamento del linguaggio operistico guardando sia alle antiche forme del canto italiano, sia al teatro musicale francese più recente. Al termine di una lunga carriera, lascia un rilevante catalogo di musiche per il teatro, per orchestra, per coro, da camera vocali e strumentali. Muore a Roma il 14 febbraio 1968.

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