Come viene percepito il coronavirus dalla comunità accademica di Parma? Quale il rischio che effettivamente viene associato al COVID-19, e quali le speranze, le paure e le aspettative?

A queste e altre domande ha provato a rispondere la ricerca COVID-19: percezione dei rischi e contesti di vita, curata da Tiziana Mancini, docente di Psicologia sociale all’Università di Parma, con la collaborazione di Chiara Imperato, dottoranda di ricerca in Psicologia. Un questionario ad hoc è stato rivolto a studenti e personale docente e tecnico-amministrativo dell’Ateneo, e ha fatto registrare una buona partecipazione: 1.630 risposte in pochi giorni appena prima di Pasqua (87% dall’8 al 10 aprile), a dimostrazione del fatto che il tema è molto sentito.

Dai partecipanti è stata manifestata una generale vicinanza al problema: il 79% ha dichiarato di conoscere qualcuno che è stato infettato, e nella metà dei casi sono familiari, amici o colleghi di lavoro. Solo il 22% è sicuro di non essere stato contagiato.

Le fonti di informazione più spesso utilizzate da chi ha risposto al questionario non sono state quelle scientifiche ma quelle legate all’informazione televisiva tramite TG, conferenze stampa e discorsi dei politici, o all’informazione giornalistica online. Usate con una certa frequenza anche le fonti di informazione diretta (amici, familiari, Università).

Le informazioni ottenute attraverso le diverse fonti hanno aumentato le conoscenze dei partecipanti sui dispositivi e sulle misure di prevenzione del contagio adottati dal governo, ma non hanno contribuito a far sì che essi ne percepissero l’utilità e l’accettabilità. Su questi aspetti ha inciso molto di più il grado di fiducia (nelle azioni del governo, della sanità e dell’Europa, nell’informazione e nei comportamenti dei cittadini). Al riguardo più del 50% ha dichiarato di fidarsi poco dei mezzi di informazione, mentre è soprattutto del sistema sanitario che i partecipanti si fidano di più. Chi ha più fiducia in generale crede anche maggiormente che sia il rischio di contagio sia i collaterali rischi economici possano essere tenuti sotto controllo, e si fa meno condizionare dalle immagini veicolate dai media.

Nonostante il COVID-19 sia stato percepito come molto rischioso per la salute, non particolarmente alta è la percezione di essere esposti a questo rischio. I partecipanti sembrano più preoccupati dei rischi economici legati all’emergenza che dei rischi sulla salute.

Il COVID-19 ha comunque modificato per molti le priorità della vita: la famiglia, le amicizie e anche la stessa comunità accademica sono diventati punti di riferimento tanto più importanti quanto più alta è la percezione dei rischi – sulla salute e sull’economia – associati al coronavirus.  Forte è la consapevolezza che finita l’emergenza le cose non torneranno a essere quelle di prima, le relazioni tra le persone cambieranno e la situazione economica di molti peggiorerà.

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