Lunedì 28 gennaio presso il centro giovani La Scuola del Fare (strada Naviglio Alto, 4) in occasione del "Giorno della Memoria" l’Università degli Studi di Parma, La Scuola del Fare, On/Off (Centri di aggregazione giovanile) e l'Istituto Comprensivo Micheli hanno organizzato l'incontro/dibattito Vite non degne di essere vissute, in cui si è affronatato il trattamento delle persone con disabilità e disagio mentale durante il nazismo, cercando i collegamenti con la Shoah e riflettendo sulla situazione e le prospettive del presente.

Sono intervenuti il Dimitris Argiropoulos (Università di Parma), Angela Martelli (I.C. Micheli) e Stefano Manici (Coop. Gruppo Scuola).

Questo il comunicato conclusivo dell'iniziativa: 
 

Una ricorrenza che investe il quotidiano educativo

Per il Giorno della Memoria, l’Università degli Studi di Parma, La Scuola del Fare, On/Off (Centri di aggregazione giovanile) e l'Istituto Comprensivo Micheli hanno organizzato due eventi-dibattito sul trattamento delle persone con disabilità e disagio mentale durante il nazismo, cercando i collegamenti con la Shoah e riflettendo sulla situazione e le prospettive del presente.
Pensando alla pedagogia e didattica della Shoah ci scontriamo immediatamente con alcune domande: cosa dobbiamo raccontare ai nostri ragazzi/e? Qual è lo scopo del nostro agire educativo? Quali sono i mezzi che utilizziamo per un racconto di difficile comprensione? Come si collegano avvenimenti e fatti così lontani con la quotidianità famigliare, scolastica e sociale dei nostri alunni/e?
Lunedì 28 gennaio con i ragazzi/e delle classi Terze della Scuola secondaria di I grado Vicini, dell’IC Micheli, durante la mattinata e presso gli spazi della Casa del Parco della Scuola del Fare e del Lab ON/OFF nel pomeriggio, il prof. Argiropoulos, docente di pedagogia speciale dell’Università di Parma ha dialogato sul tema delle: “ Vite non degne di essere vissute”,  portando a riflettere sugli approcci di conoscenza della Shoah, su come fare memoria e sul dovere di (ri)visitare il contemporaneo, il qui ed ora. Attraverso una discussione interattiva e dialogante , ci siamo chiesti come informare/si, conoscere e riflettere sull’attualità dell’Olocausto e i suoi collegamenti con le nostre vite di oggi.
Il nostro compito di adulti educatori è quello di creare memoria, cercando di valorizzarla, nella quotidianità scolastica e non solo. Insegniamo ai nostri giovani a farsi delle domande fin da piccoli, a gestire e superare i conflitti, ad accettare quei no che fanno andare avanti, lavorando individualmente e in gruppo, creando comunità, rete.
L’articolo 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948 afferma che ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona, ma questo è davvero diventato realtà nella politica dei nostri Paesi Europei? Cosa possiamo fare noi oggi per la libertà e i diritti umani?
Il Giorno della Memoria, nel ricordo della Shoah, ci parla delle persone. Una per una, fino a contarne milioni. La follia è partita dalle considerazioni di persone di “vite non degne ad essere vissute” e le persone con disabilità sono state le prime ad essere assassinate sistematicamente, la prima categoria trattata per sperimentare l’orrore. Non solo persone con disabilità intellettiva e malati psichici, ma anche disabili fisici e persone con malattie genetiche.
A partire dal concetto dicotomico di Diversità - Somiglianza proposto da Argiropoulos abbiamo riflettuto pensando: in cosa siamo diversi? E in cosa ci assomigliamo? Argiropoulos ci ha portato a riflettere sulla disabilità intesa solo ed esclusivamente come diversità che nel periodo storico, degli anni prima della II Guerra mondiale, è stata considerata e trattata con costruzioni e meccanismi di consenso e di partecipazione sociale e istituzionale, meccanismi questi tipici dell’esclusione totale e che hanno preparato il terreno per l’eliminazione fisica delle persone con disabilità. Si pensava che i disabili non fossero utili alla società, che diffondessero malattie e che soprattutto il loro mantenimento fosse un costo alto per lo Stato e la società. Si tratta di rappresentazioni consone alle “teorie” razziste per giustificare le discriminazione estreme e definire le presunte inferiorità da attribuire all’Altro. Si tratta di “teorie” impostate sull’eugenetica, “i ben nati” e si declina sulla base di ogni differenza sociale, individuale, religiosa e culturale. Il modello dei “bianchi”, di certi bianchi, i “ben nati” e per questo superiori. Si tratta di “teorie” avvolte da “scientificità”… mai dimostrata. Si tratta di “teorie” che diventate “scienza politica” hanno attivato e praticato la disumanizzazione di ogni persona “diversa” fino all’estremo della loro eliminazione nei campi dello sterminio. Tutti abbiamo dei cognomi e nomi per distinguerci, ma nei campi di concentramento venivano chiamati con il numero tatuato sul braccio. Da quel momento perdevano la propria identità diventando solo numeri agli occhi dei tedeschi.
Due momenti di conversazione fortemente coinvolgenti, dove ciascuno è stato protagonista attivo, dove studenti/sse, insegnanti, educatori, generazioni diverse, guidate e incoraggiate dalle sollecitazione di Argiropoulos, hanno ragionato sul tema della dignità della vita, degna di essere vissuta! Incontri di grande interesse perché ci ha aiutato a comprendere il valore della vita.
Sono state evidenziate e sono state oggetto di riflessione le tante diversità di genere, lingua, religione, colore della pelle, permettendoci di riflettere sulla realtà che ci circonda …. Ovvero di una società multiculturale che si mescola e si trasforma. Come sono state mostrate le differenze delle condizioni economiche e le misere condizioni di vita degli uomini durante il periodo della II Guerra mondiale… ma anche i processi di “legalizzazione” di questi processi con l’emanazione delle Leggi razziali…”.
Abbiamo concluso gli incontri più consapevoli del fatto che è doveroso ricordare ciò che è successo, trovando le analogie con le cose che accadono, sviluppando attenzioni nelle nostre relazioni di oggi a partire dalla memoria dell’olocausto, cercando promesse e direzioni di impegno per non permettere che l’estremo accada ancora.

Angela Martelli (prof. I.C. Micheli)

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