Venerdì 24 novembre alle ore 18, alla Libreria Feltrinelli di via Farini 9 sarà presentato il volume “Giornalismo aumentato. Attualità e scenari di una professione in rivoluzione”, saggio collettivo realizzato dai docenti del Master in Web communication e social media e del Corso di laurea in Giornalismo e cultura editoriale dell’Università di Parma con il contributo alcuni giornalisti e comunicatori esterni.Una raccolta di saggi agile, ricca di informazioni, dati e scenari indirizzata al pubblico specialista, agli studenti delle scuole di giornalismo e comunicazione ma anche a tutti coloro che sanno quant’ è importante e decisiva per la democrazia e la vita sociale un’informazione corretta, veritiera e libera da condizionamenti.All’incontro interverranno Paolo Ferrandi, Maura Franchi, Antonio Mascolo, Andrea Pescetti, Alberto Salarelli, Paolo Schianchi e Giorgio Triani.“La verità si sta ancora allacciando le scarpe che una bugia ha già fatto il giro del mondo”. La caustica affermazione di Mark Twain dice che fake news e “bufale” non sono un genere giornalistico nuovo. Certo il web e in modo particolare i social network, come Facebook, hanno giocato, e giocano, un ruolo fondamentale nell’alimentare false notizie, dicerie velenose, gossip e rumors d’ogni tipo. Tuttavia la crisi dell’informazione tradizionale, soprattutto la stampa ma pure tutti gli old media, come Tv e radio, è figlia di un sistema che si deve confrontare con un cambio d’epoca, se non d’era, che sta rivoluzionando l’intera società. E che dunque pone sfide di mercato e professionali che sono in gran parte inedite, come lo sono i profili delle nuove professioni.Citizen, visual, data e brand journalist, blogger, youtuber: solo per citare alcune delle definizioni che congedano figure mitiche del giornalismo: inviati speciali, fotoreporter, tipografi, operatori tv e fonici. Oggi capita infatti molto spesso che sia la vittima stessa di un incidente o l’ignaro passante che si trova sulla scena di un disastro a darne la notizia o postare il video. Con un semplice smartphone. Perché ormai tecnologie e applicazioni molto semplici, ma efficacissime, consentono a (quasi) tutti di improvvisarsi giornalisti, video maker, fotografi, pubblicitari.Il risultato di questa doppia azione distruttiva è, appunto, la fine di un mondo giornalistico-informativo e l’inizio di una nuova era. Tutta da inventare, ovviamente, perché al momento allo stato liquido. Come peraltro indicano alcune nuove definizioni: ad esempio extramedia, a significare un sistema in cui è diventato improprio parlare di mass media, nel momento in cui i social media sono diventati “distributori di notizie”. Ma anche la “pubblicità programmatica” è un bell’esempio di disintermediazione delle agenzie e concessionarie classiche. Visto che il web consente di mirare e raggiungere, a prescindere dalla testata, anche il singolo consumatore potenzialmente interessato.