Mercoledì 18 settembre 2019 alle 15:30, nella sede della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza (via Bodoni 6), è in programma l’incontro di studio per laureandi in Archeologia e Architettura “Archeologia e progettazione architettonica. Casi di studio ed esperienze di lavoro a confronto”.L’iniziativa è organizzata in collaborazione con l’Università di Parma (Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali) nell’ambito del Programma “S.F.E.R.A. Spazi e Forme dell’Emilia Romagna Antica” per gli aspetti di formazione universitaria degli archeologi.I lavori saranno aperti da Alessia Morigi, docente di Archeologia classica all’Università di Parma.Nell’occasione Paola Madoni (funzionario architetto) e Marco Podini (funzionario archeologo) presenteranno alcuni casi di studio e di lavoro condotti sotto la sorveglianza e la direzione scientifica della Soprintendenza. L’iniziativa si propone di presentare ai futuri professionisti esperienze di progettazione e di cantiere, in cui la componente progettuale si è, per necessità, sposata con quella archeologica. Come spesso capita, nei grandi cantieri urbani, in edifici storici o in aree di particolare rilevanza storico-archeologica, in caso di interventi di scavo o restauro, la figura dell’architetto (e il lavoro di progettazione che ne consegue) non può prescindere dalle competenze dell’archeologo. Verranno, perciò, presentati cantieri in cui entrambe queste figure professionali hanno collaborato in modo sinergico, adoperando le proprie conoscenze e capacità per giungere a un risultato coerente sul piano della restituzione finale. L’auspicio è di illustrare possibili scenari e prospettive di lavoro per gli architetti e gli archeologi che, in futuro, opereranno nel campo della tutela e dei beni culturali, in un’ottica integrata e in pieno allineamento con la recente riforma del MiBAC che, dal 2016, vede attive sul territorio le Soprintendenze uniche ovvero Istituti a competenza olistica in campo architettonico, paesaggistico, archeologico e storico-artistico.La Soprintendenza rilascerà agli studenti che parteciperanno all’incontro di studio l’attestato di partecipazioneProgramma della giornataOre 16 – Apertura dei lavori: Alessia Morigi (Università di Parma)Ore 16:15 – Marco Podini, Il restauro delle terme romane di Veleia Romana (Lugangano Val d’Arda, PC)Fra il 2018 e il 2019, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza ha effettuato, con fondi ministeriali, un intervento di restauro della parte ancora a vista dell’edificio termale, che versava in pessimo stato di conservazione. L’edificio, già negli anni 50’ e 60’ del secolo scorso, era stato oggetto di una forte quanto discutibile ricostruzione, tanto che l’ultimo intervento si configura quasi come il “restauro di un restauro”. Al fine di meglio indirizzare, nel modo più affidabile e corretto possibile, la progettazione delle operazioni conservative, sono stati effettuati alcuni sondaggi archeologici indirizzati a verificare la reale consistenza e le caratteristiche delle strutture originarie eventualmente sepolte. Da tali indagini e dall’esame della documentazione d’archivio sono emersi elementi utili a comprendere meglio le caratteristiche strutturali dell’edificio antico.L’intervento di restauro ha interessato il calidarium e il tepidarium delle terme di Veleia. Il progetto ha previsto una manutenzione che ha risolto situazioni di forte degrado delle murature, eliminando la presenza di formazioni biologiche, erba e licheni. Il processo di eliminazione è stato eseguito mantenendo la “patina del tempo”, scongiurando il divario percettivo fra le diverse zone del parco archeologico. Il processo di “anastilosi” che interessa il pavimento, nei suoi diversi strati funzionali, ha previsto il restauro del piano sospeso (suspensura) e i pilastrini (pilae) che lo sostenevano. Il pavimento di base, incongruo, è stato sostituito da un massetto uniforme su tutta la superficie e distaccato dalle murature perimetrali.Ore 17 – Paola Madoni, Recupero dell’ex convento di S. Giovanni da destinare ad alloggi E.R.P., in FidenzaIl cantiere di recupero edilizio e funzionale dell’ex convento di S. Giovanni in Fidenza è un esempio di come, in corso d’opera, sia necessario affrontare la riflessione sui ritrovamenti archeologici e alcune varianti progettuali derivanti non tanto da aspetti non valutati dal progetto quanto dall’esigenza di rispondere a particolari requisiti spesso sottesi all’erogazione di finanziamenti pubblici; un caso è rappresentato dal cosiddetto contenimento energetico.L’interazione tra l’accurato rilievo archeologico e la necessità di mettere in campo soluzioni progettuali “diverse” pone in essere un dialogo aperto a tutti i profili tecnici coinvolti nell’intervento; occasione questa per un proficuo scambio di valutazioni finalizzate alle soluzioni ottimali del “nuovo” nel rispetto dei brani del tessuto storico-edilizio riscoperto.