“Sia nelle città che nei paesi c’è un senso di sfinimento: la città come se fosse arrivata a fine corsa reitera un modello che però sostanzialmente non produce bellezza, mentre il paese è sospeso tra un passato che non c’è più e un futuro che non arriva. Abbiamo tutti il compito di inventare o di andare a trovare nuovi luoghi, dove poi ovviamente costruire”. L’ha affermato Franco Arminio, poeta e “paesologo”, nell’incontro di oggi di “UNIPR On Air”, la rassegna d’interviste on line dell’Università di Parma dedicata per questo nuovo ciclo all’Agenda 2030 ONU.Franco Arminio, intervistato da Vincenza Pellegrino, docente di Politiche sociali e Sociologia della globalizzazione all’Università di Parma, ha parlato dei temi del Goal numero 11 dell’Agenda 2030, “Città e comunità sostenibili”, temi assolutamente in linea con la produzione letteraria del poeta e con la sua attenzione ai paesi, alla loro voce, alla loro quotidianità e alla loro dimensione di vita. Compito dei prossimi decenni, ha spiegato Arminio, sarà “quello di costruire delle nuove forme dell’abitare”, che possono nascere “unendo delle periferie, creando nuovi spazi, producendo nuove logiche di lavoro, attività culturali e umane diverse”. Un esercizio che secondo il “paesologo” dovrebbe impegnare “urbanisti, sociologi, poeti, politici” ma anche “industriali e operai” e più in generale le persone. Ma di questo esercizio, ha sottolineato, “non se ne vede traccia”.Parlando ancora di paesi e città, il poeta ha puntualizzato che i primi non rappresentano una salvezza e le altre una condanna: “Il ragionamento è sempre un po’ più complesso”, ha detto, aggiungendo che “non c’è una primavera dei paesi né una morte dei paesi, è una situazione in evoluzione. E penso che valga un po’ anche per le città. Ci sono delle difficoltà ambientali che il Covid ha esaltato ancora di più. Il Covid ha messo ancora di più in evidenza che la pianura tutta affollata di industrie e di strade non è un luogo sano”. “A Covid finito – ha esortato - dovremo mettere mano a una sorta di cura dei luoghi, soprattutto di quelli più affollati”. Restringendo il campo alla realtà locale: qual è il pensiero del poeta sulla città ducale? “Per me è molto gradevole arrivare a Parma”, ha assicurato, sottolineandone la bellezza, la ricchezza di storia e di relazioni sociali, ma anche quella “stanchezza” che accomuna un po’ tutte le città europee. “Parma – ha spiegato – dovrebbe essere un po’ anche Santiago del Cile. Dovremmo trovare il modo di rimescolare un po’ il mondo, in una sorta di modernità plurale”. Di fatto, secondo Arminio, “Parma deve diventare un laboratorio del futuro ma senza frenesia, con lietezza”.“UNIPR On Air” è organizzata dall’Università di Parma ed è patrocinata dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS e dalla Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile – RUS. La realizzazione è a cura del Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello Spettacolo - CAPAS dell’Ateneo.L’intervista resta on line: sul canale YouTube dell’Università di Parma, sul sito di “Facciamo conoscenza” https://www.facciamoconoscenza.unipr.it/ e sul sito del CAPAS al link https://www.capas.unipr.it/le-nostre-produzioni-video/È disponibile anche in podcast su Spotify (link playlist “UNIPR On Air” https://open.spotify.com/show/3BN9eMxf5zLz9jicgAf63u) e sul sito di RadiorEvolution (link categoria “UNIPR On Air” https://www.radiorevolution.it/category/podcast/unipr-on-air/ )