Lunedì 3 e martedì 4 aprile nell'Aula C del Plesso D’Azeglio (Strada Massimo D'Azeglio, 85) si svolgerà, con la partecipazione di oltre venti studiosi internazionali, il convegno Ut Ipse Dixit, in collaborazione con il Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali dell’Ateneo di Parma.

Scopo del convegno è l’approfondimento del cover-text, ossia del contesto, del testo primario all’interno del quale il frammento citato è conservato. Attraverso riflessioni metodologiche e casi di studio, i relatori partecipanti esploreranno il rapporto tra autore citato e autore citante, spaziando in un arco temporale che si estende dall’età arcaica a quella tardoantica.

La parola ‘frammento’, insieme a tutti i suoi sinonimi, i.e. ‘pezzo’, excerptum, citazione, o ‘scampolo’ di testo, ha in sé un tono emozionale, che connota perdita, ferita o senso di incompletezza. Per prendere in prestito la celebre immagine di Strasburger, del monumentale edificio originario che dovette essere la letteratura greca e latina, non rimane che un «Trümmerfeld», una landa desolata di rovine. Tale landa, egregiamente musealizzata dalla finezza critica dei nostri illustri predecessori, risulta ancora solo parzialmente approfondita nelle sue componenti ‘stratigrafiche’.

La riflessione moderna intende superare il concetto di delimitazione del frammento e rivalutare la sua natura di medium testuale, accostando allo studio della variabile dell’autore citato anche quella del pensiero dell’autore citante. Da mero interprete del testo precursore, quest’ultimo diviene a tutti gli effetti un nuovo autore. Da questa rivoluzione metodologica ha origine il concetto di cover-text e lo studio più approfondito dei suoi meccanismi di riuso testuale.

Gli incontri potranno essere seguiti in presenza e online al link bit.ly/UtIpseDixit.

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